Adolescenza e depressione
Matteo Lancini (2015), un noto psicologo e psicoterapeuta che si occupa di adolescenti afferma che "L'adolescenza è un momento molto delicato: in questa fase i ragazzi devono elaborare il lutto per la perdita della loro infanzia e il senso di onnipotenza legato a quel periodo. Il corpo cambia definitivamente e senza che sia possibile scegliere come. Ecco perché possiamo dire che un certo tipo di depressione fisiologica è comune negli adolescenti".
Questo, per alcuni versi può rappresentare una sorta di "consolazione" che porta a dire ai genitori "Beh dai...in adolescenza un pò di tristezza che sembra depressione è normale...passerà!". In realtà nasconde una insidia ben nascosta, perchè in questo modo diventa più complicato comprendee quando una "fisiologica" tristezza/depressione è in realtà qualcosa di più grave. Una reale sintomatologia depressiva è infatti causa di blocco nel ragazzo nel suo percorso di sviluppo, maturazione e crescita.
Ma come fa quindi un genitore, per capire se si tratta di fisiologica tristezza o di reale depressione?
I sintomi a cui un genitore deve prestare attenzione per comprendere se il proprio figlio adolescente sta attarversando una fase depressiva sono:
- la svogliatezza: ad esempio quando il figlio se ne sta delle giornate chiuso in camera
- la ripetitività delle giornate...che passano sempre uguali...ad esempio ciondolando per la casa...tra letto e divano
- l'assenza di rapporti sociali durevoli
- l'abbandono scolastico
- l'inappetenza
- l'isolamento
Lancini, psicologo e picoterapeuta dell'adolescenza avverte i genitori: "Il momento di attivarsi per i genitori è quando queste condizioni prendono il sopravvento. Se un ragazzo si rifiuta di uscire dalla propria stanza e passa tutto il giorno su internet, se smette di interagire con amici e familiari, se si rifiuta di mangiare o prendersi cura di sé, è il caso di intervenire".
Lancini continua dicendo "La prima cosa che bisogna fare è aprire un canale comunicativo con il proprio figlio lasciandogli esprimere i suoi vissuti dolorosi. Se la situazione è grave e il ragazzo non riesce ad aprirsi è consigliabile fissare un colloquio con un terapeuta in modo da provare insieme a dare un significato al suo dolore".
Secondo questo psicologo e picoterapeuta speciaalizzato in adolescenza, il primo passo va quindi tentato dai genitori, le prime figure di riferimento per l'adolescente. Qualora tuttavia ci si rende conto che il ragazzo non riesce a superare quella barriera comunicativa immaginaria che vede tra sè ed il genitore, è bene rivolgersi ad uno psicologo, che possa fungere da intermediario.
In tutto queto, non va dimenticata la sofferenza che un vissuto depressivo esperito in prima persona dall'adolescente suscita nei suoi genitori. Nonostante l'ansia ed il dolore vissuto dai genitori nel momento in cui sperimentano la loro impotenza nei confronti del proprio figlio, diventa comunque importante ricordarsi che le proprie anisie non vanno addossate al figlio; per dirla con le parole di Lancini: "Per affrontare la situazione, invece, è necessario mettere al centro la sofferenza dell'adolescente in modo da avvicinargli le risorse che lo aiuteranno ad affrontare la situazione".
Federico Tonioni, psichiatra e fondatore dell'ambulatorio per l'ascolto e la cura del cyberbullismo dell'ospedale Gemelli di Roma, che di recente ha condotto l'incontro "Nuove dipendenze o nuovi adolescenti" al Festival dell'Educazione di Viterbo, grazie ad accurate indagini effettuate negli ultimi anni sugli adolescenti, ci racconta che le due principali modalità con cui gli adolescenti tentano di affrontare il disagio che sentono senza riuscire a tirarlo fuori sono da un lato il ritiro sociale, e dall'altra l'abuso di sostanze stupefacenti, laddove quest'ultima modalità viene praticata non perchè "desiderino sballarsi" o siano degli "imbecilli", ma perchè purtroppo questa rappresenta per loro l'unica modalità che riescono a vedere, capace di "mantenere l'unico equilibrio per lui possibile".
Definire una causa unica e definita per questo risulta estremamente problematico. Fino ad alcuni decenni fa si tendeva ad incolpare unicamente i genitori. Ad oggi le prospettive si sono ampliate notevolmente, anche per via del cambiamento di natura sociale che la nostra cultura sta attraversando. A differenza di un tempo, dove la vita intera si svolgeva mel raggio di pochi chilometri, e ci si conosceva pressochè tutti (penso alla vita di quartiere o di paese), oggi al contrario i ragazzi hanno moltissime ed innumerevoli opportunità per allargare la propria rete sociale. Se questo da un lato rappresenta un bene, in quanto allarga notevolmente le possibilità di crescita e di conoscenza ad un livello ampio, d'altra parte rende però molto più difficoltoso per un genitore riuscire a capire cosa "frulli" nella testa del proprio figlio, con chi sia uscito e così via.
Un fattore di cui però, tutti noi genitori di questa generazione dobbiamo riconoscere, è il fatto che gli smartphone sono dei potentissimi agenti distrattori.
Purtroppo chiunque di noi, smartphone a parte, è già sovraccaricato di mille pensieri e distrazioni: problemi di lavoro, problemi personali, le fatiche legate alla quotidianità (la spesa da fare alle 7 di sera quando si arriva a casa dal lavoro, la casa da riordinare, i figli da interrogare dopo una già estenuante giornata di lavoro...). Ci sono insomma pensieri e fattori distraenti a cui proprio non possiamo fare a meno purtroppo. Ma con gli smartphone qualcosa possiamo farlo! Imparare a dirigere in maniera consapevole la nostra attenzione ai nostri figli, senza lasciarsi distrarre dal messaggino che arriva sul nostro cellulare mentre ci sta parlando, potrà già essere un piccolo passo per aiutare i figli adolescenti a sapere che in noi avranno dei validi ascoltatori, qualora avessero voglia di confrontarsi con noi.
Adolescenza in pillole
L'adolescenza e' quella eta' che indicativamente si colloca tra i 13 ed i 18 anni.
Si tratta di una fase della vita in cui avvengono cambiamenti sotto ogni aspetto: sia fisico che caratteriale, e che per questo rende l'adolescente un po' estraneo non solo agli altri (specialmente i genitori), ma anche a se stesso.
Dal punto di vista fisico, l'adolescente si vede investito da cambiamenti profondi, che giorno dopo giorno, in un lasso di tempo abbastanza rapido, lo portano ad acquisire lo stato di maturazione fisica e sessuale.
Cosi' come lo stesso adolescente fatica a riconoscere se stesso in un corpo ed in una mente in evoluzione, anche i genitori, specialmente all'inizio, proprio a causa della rapidita' con cui i cambiamenti avvengono, faticano a riconoscere il proprio "nuovo" figlio adolescente. Improvvisamente le sue abitudini diventano altre dalle solite: se fino a poche settimane prima usciva volentieri con i genitori, non aveva problemi a lasciare la porta della cameretta aperta e ricorreva quasi esclusivamente ai cartoni animati come mezzo di svago, ecco che con l'inizio della fase adolescenziale, nell'adolescente scatta qualcosa: le uscite con i genitori vengono sostituite dalle uscite con il gruppo dei pari, la porta della cameretta aperta viene sostituita da un via via crescente bisogno di privacy, e i cartoni animati vengono sostituiti dall'uso del cellulare per interagire, attraverso i social, con gli amici.
Tutti questi elementi non fanno che parlarci di una unica cosa: il bambino di una volta, sta crescendo. Il bisogno di privacy, cosi' come il bisogno dei pari, ci parlano della ricerca di una nuova identita' a cui l'adolescente sta andando incontro.
Molti dei comportamenti apparentemente bizzarri che spesso paiono compiere gli adolescenti (quali ad esempio il tingersi i capelli di tutti i colori, farsi pettinature stravagnati, vestirsi in modo eccentrico...) sono tutti passaggi utili al fine della sperimentazione di nuove identita', con l'obiettivo di costruire la propria nuova identita' da quasi adulto.
Solitamente la fase adolescenziale e la crisi esistenziale che essa comporta, si risolvono in modo autonomo e naturale. Puo' tuttavia accadere, in alcuni casi, che l'adolescente attraversi uno stato di disagio tale da impedirgli di vivere una vita "normale", sia nella relazione con se stesso che nella relazione con gli altri. In questi casi il supporto di uno psicologo puo' essere di aiuto.
Dal punto di vista statistico si rileva che 1 adolescente su 5 presenta, durante la fase dell'adolescenza, un disturbo di carattere psicologico. I principali disturbi psicologici di cui soffrono gli adolescenti sono:
Le manifestazioni sintomatiche che possono provare gli adolescenti durante questa fase della vita possono essere anche:
- comportamenti ossessivi o ripetitivi
- difficolta' ad accettare il proprio corpo (in evoluzione)
- difficolta' a comprendere e riconoscere la propria identita' sessuale
- difficolta' a orientare le proprie scelte di vita: "Cosa voglio fare da grande?
- difficolta' nel relazionarsi con i coetanei / genitori
- somatizzazioni
- pensieri e/o condotte autolesionistiche
Queste sono le principali manifestazione di disagio che gli adolescenti provano. Ognuno di noi tuttavia e' una persona diversa, e dunque ciascuno di noi mostra il suo disagio in un modo diverso. Se hai bisogno del confronto con un professionista, contattami.