Psicologo adolescenti Moncalieri - Torino

Rapporto tra genitori e figli adolescenti

Quando si afferma che fare il genitore è il “mestiere” più difficile del mondo si dice una grande verità. Se questo è vero in ogni fase della vita, ecco che la difficoltà di un genitore raggiunge i livelli massimi nell'età della adolescenza. Non solo i genitori meno scolarizzati, ma anche i professionisti più titolati, nel momento in cui diventano genitori, devono affrontare problematiche, incertezze, dilemmi nell’educazione dei propri figli, specialmente durante l'adolescenza.

PSICOLOGA ADOLESCENTI MONCALIERI TORINO LAURA CANIS

Educazione dei figli adolescenti
Rapporto tra genitori e figli

Quando si afferma che fare il genitore è il “mestiere” più difficile del mondo si dice una grande verità. Se questo è vero in ogni fase della vita, ecco che la difficoltà di un genitore raggiunge i livelli massimi nell'età della adolescenza. Non solo i genitori meno scolarizzati, ma anche i professionisti più titolati, nel momento in cui diventano genitori, devono affrontare problematiche, incertezze, dilemmi nell’educazione dei propri figli, specialmente durante l'adolescenza.
Diventa quindi importante essere in grado di giocare d'anticipo, allenandosi (almeno idealmente) a gestire queste complesse situazioni che prima o poi ogni genitore di adolescenti deve affrontare.
Le domande più frequenti sono:

  • scegliere per loro o consigliare?
  • aiutare od ostacolare?
  • farli sperimentare o evitare l’errore?
  • ignorare o ascoltare?
  • fare o insegnare a fare?
  • punire o lasciare correre?

Ai genitori "più bravi" la risposta "giusta" sarà certamente venuta in mente, leggendo ogni singolo quesito.
Ma attenzione: Ahimè, non è semplice come può apparire. Ciò che per un genitore risulta essere la risposta "ovvia", può non esserlo per un figlio adolescente, poichè solo lui conosce completamente tutto il suo mondo, le reti sociali, le ambizioni e gli interessi che coltiva al di là della sua "vita in famiglia". Tutte queste variabili sconosciute anche al genitore più esemplare, rendono pertanto assai difficoltoso individuare la risposta corretta, che probabilmente verrà dunque a variare, pur con lo stesso figlio, circostanza per circostanza, momento per momento.

Non esiste, pertanto, nel caso di una relazione genitore - figlio adolescente, una risposta giusta o sbagliata; essa invece andrebbe valutata e ponderata per ogni singola situazione, non dimenticando mai la soggettivita' e la unicita' non solo di ciascun individuo, ma anche del modo di leggere, interpretare e vivere le varie situazioni. L'obiettivo di un genitore di un figlio adolescente dovrebbe essere sempre quello di educare i propri figli a fare progressivamente a meno di lui, permettendogli di sperimentare livelli di graduale e crescente indipendenza.

La figura dello psicologo può essere un valido sostegno per i genitori nella comprensione e nell’analisi del rapporto con i propri figli adolescenti.

Se sei un genitore e ti trovi in questa situazione e desideri confrontarti con uno psicologo, se vuoi puoi contattarmi compilando il modulo qui sotto o via mail o via Whatsapp

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Adolescenza e depressione

Matteo Lancini (2015), un noto psicologo e psicoterapeuta che si occupa di adolescenti afferma che "L'adolescenza è un momento molto delicato: in questa fase i ragazzi devono elaborare il lutto per la perdita della loro infanzia e il senso di onnipotenza legato a quel periodo. Il corpo cambia definitivamente e senza che sia possibile scegliere come. Ecco perché possiamo dire che un certo tipo di depressione fisiologica è comune negli adolescenti". Questo, per alcuni versi può rappresentare una sorta di "consolazione" che porta a dire ai genitori "Beh dai...in adolescenza un pò di tristezza che sembra depressione è normale...passerà!". In realtà nasconde una insidia ben nascosta, perchè in questo modo diventa più complicato comprendee quando una "fisiologica" tristezza/depressione è in realtà qualcosa di più grave. Una reale sintomatologia depressiva è infatti causa di blocco nel ragazzo nel suo percorso di sviluppo, maturazione e crescita. Ma come fa quindi un genitore, per capire se si tratta di fisiologica tristezza o di reale depressione? I sintomi a cui un genitore deve prestare attenzione per comprendere se il proprio figlio adolescente sta attarversando una fase depressiva sono:

  • la svogliatezza: ad esempio quando il figlio se ne sta delle giornate chiuso in camera
  • la ripetitività delle giornate...che passano sempre uguali...ad esempio ciondolando per la casa...tra letto e divano
  • l'assenza di rapporti sociali durevoli
  • l'abbandono scolastico
  • l'inappetenza
  • l'isolamento

Lancini, psicologo e picoterapeuta dell'adolescenza avverte i genitori: "Il momento di attivarsi per i genitori è quando queste condizioni prendono il sopravvento. Se un ragazzo si rifiuta di uscire dalla propria stanza e passa tutto il giorno su internet, se smette di interagire con amici e familiari, se si rifiuta di mangiare o prendersi cura di sé, è il caso di intervenire".
Lancini continua dicendo "La prima cosa che bisogna fare è aprire un canale comunicativo con il proprio figlio lasciandogli esprimere i suoi vissuti dolorosi. Se la situazione è grave e il ragazzo non riesce ad aprirsi è consigliabile fissare un colloquio con un terapeuta in modo da provare insieme a dare un significato al suo dolore".
Secondo questo psicologo e picoterapeuta speciaalizzato in adolescenza, il primo passo va quindi tentato dai genitori, le prime figure di riferimento per l'adolescente. Qualora tuttavia ci si rende conto che il ragazzo non riesce a superare quella barriera comunicativa immaginaria che vede tra sè ed il genitore, è bene rivolgersi ad uno psicologo, che possa fungere da intermediario.
In tutto queto, non va dimenticata la sofferenza che un vissuto depressivo esperito in prima persona dall'adolescente suscita nei suoi genitori. Nonostante l'ansia ed il dolore vissuto dai genitori nel momento in cui sperimentano la loro impotenza nei confronti del proprio figlio, diventa comunque importante ricordarsi che le proprie anisie non vanno addossate al figlio; per dirla con le parole di Lancini: "Per affrontare la situazione, invece, è necessario mettere al centro la sofferenza dell'adolescente in modo da avvicinargli le risorse che lo aiuteranno ad affrontare la situazione".

Federico Tonioni, psichiatra e fondatore dell'ambulatorio per l'ascolto e la cura del cyberbullismo dell'ospedale Gemelli di Roma, che di recente ha condotto l'incontro "Nuove dipendenze o nuovi adolescenti" al Festival dell'Educazione di Viterbo, grazie ad accurate indagini effettuate negli ultimi anni sugli adolescenti, ci racconta che le due principali modalità con cui gli adolescenti tentano di affrontare il disagio che sentono senza riuscire a tirarlo fuori sono da un lato il ritiro sociale, e dall'altra l'abuso di sostanze stupefacenti, laddove quest'ultima modalità viene praticata non perchè "desiderino sballarsi" o siano degli "imbecilli", ma perchè purtroppo questa rappresenta per loro l'unica modalità che riescono a vedere, capace di "mantenere l'unico equilibrio per lui possibile".
Definire una causa unica e definita per questo risulta estremamente problematico. Fino ad alcuni decenni fa si tendeva ad incolpare unicamente i genitori. Ad oggi le prospettive si sono ampliate notevolmente, anche per via del cambiamento di natura sociale che la nostra cultura sta attraversando. A differenza di un tempo, dove la vita intera si svolgeva mel raggio di pochi chilometri, e ci si conosceva pressochè tutti (penso alla vita di quartiere o di paese), oggi al contrario i ragazzi hanno moltissime ed innumerevoli opportunità per allargare la propria rete sociale. Se questo da un lato rappresenta un bene, in quanto allarga notevolmente le possibilità di crescita e di conoscenza ad un livello ampio, d'altra parte rende però molto più difficoltoso per un genitore riuscire a capire cosa "frulli" nella testa del proprio figlio, con chi sia uscito e così via.
Un fattore di cui però, tutti noi genitori di questa generazione dobbiamo riconoscere, è il fatto che gli smartphone sono dei potentissimi agenti distrattori.
Purtroppo chiunque di noi, smartphone a parte, è già sovraccaricato di mille pensieri e distrazioni: problemi di lavoro, problemi personali, le fatiche legate alla quotidianità (la spesa da fare alle 7 di sera quando si arriva a casa dal lavoro, la casa da riordinare, i figli da interrogare dopo una già estenuante giornata di lavoro...). Ci sono insomma pensieri e fattori distraenti a cui proprio non possiamo fare a meno purtroppo. Ma con gli smartphone qualcosa possiamo farlo! Imparare a dirigere in maniera consapevole la nostra attenzione ai nostri figli, senza lasciarsi distrarre dal messaggino che arriva sul nostro cellulare mentre ci sta parlando, potrà già essere un piccolo passo per aiutare i figli adolescenti a sapere che in noi avranno dei validi ascoltatori, qualora avessero voglia di confrontarsi con noi.

Adolescenza in pillole

L'adolescenza e' quella eta' che indicativamente si colloca tra i 13 ed i 18 anni.
Si tratta di una fase della vita in cui avvengono cambiamenti sotto ogni aspetto: sia fisico che caratteriale, e che per questo rende l'adolescente un po' estraneo non solo agli altri (specialmente i genitori), ma anche a se stesso.
Dal punto di vista fisico, l'adolescente si vede investito da cambiamenti profondi, che giorno dopo giorno, in un lasso di tempo abbastanza rapido, lo portano ad acquisire lo stato di maturazione fisica e sessuale.
Cosi' come lo stesso adolescente fatica a riconoscere se stesso in un corpo ed in una mente in evoluzione, anche i genitori, specialmente all'inizio, proprio a causa della rapidita' con cui i cambiamenti avvengono, faticano a riconoscere il proprio "nuovo" figlio adolescente. Improvvisamente le sue abitudini diventano altre dalle solite: se fino a poche settimane prima usciva volentieri con i genitori, non aveva problemi a lasciare la porta della cameretta aperta e ricorreva quasi esclusivamente ai cartoni animati come mezzo di svago, ecco che con l'inizio della fase adolescenziale, nell'adolescente scatta qualcosa: le uscite con i genitori vengono sostituite dalle uscite con il gruppo dei pari, la porta della cameretta aperta viene sostituita da un via via crescente bisogno di privacy, e i cartoni animati vengono sostituiti dall'uso del cellulare per interagire, attraverso i social, con gli amici.
Tutti questi elementi non fanno che parlarci di una unica cosa: il bambino di una volta, sta crescendo. Il bisogno di privacy, cosi' come il bisogno dei pari, ci parlano della ricerca di una nuova identita' a cui l'adolescente sta andando incontro.
Molti dei comportamenti apparentemente bizzarri che spesso paiono compiere gli adolescenti (quali ad esempio il tingersi i capelli di tutti i colori, farsi pettinature stravagnati, vestirsi in modo eccentrico...) sono tutti passaggi utili al fine della sperimentazione di nuove identita', con l'obiettivo di costruire la propria nuova identita' da quasi adulto.
Solitamente la fase adolescenziale e la crisi esistenziale che essa comporta, si risolvono in modo autonomo e naturale. Puo' tuttavia accadere, in alcuni casi, che l'adolescente attraversi uno stato di disagio tale da impedirgli di vivere una vita "normale", sia nella relazione con se stesso che nella relazione con gli altri. In questi casi il supporto di uno psicologo puo' essere di aiuto.
Dal punto di vista statistico si rileva che 1 adolescente su 5 presenta, durante la fase dell'adolescenza, un disturbo di carattere psicologico. I principali disturbi psicologici di cui soffrono gli adolescenti sono:

Le manifestazioni sintomatiche che possono provare gli adolescenti durante questa fase della vita possono essere anche:
  • comportamenti ossessivi o ripetitivi
  • difficolta' ad accettare il proprio corpo (in evoluzione)
  • difficolta' a comprendere e riconoscere la propria identita' sessuale
  • difficolta' a orientare le proprie scelte di vita: "Cosa voglio fare da grande?
  • difficolta' nel relazionarsi con i coetanei / genitori
  • somatizzazioni
  • pensieri e/o condotte autolesionistiche
Queste sono le principali manifestazione di disagio che gli adolescenti provano. Ognuno di noi tuttavia e' una persona diversa, e dunque ciascuno di noi mostra il suo disagio in un modo diverso. Se hai bisogno del confronto con un professionista, contattami.

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Vademecum per genitori

Essere genitori di un adolescente non e' cosa semplice. Un adolescente ha bisogno di liberta', ma al tempo di stesso di essere accudito e protetto. Un adolescente ha bisogno di fare le sue esperienza, ma anche di sapere che tutto va fatto entro limiti (morali e legali) consentiti. Durante la fase dell'adolescenza i genitori sono chiamati a testare la loro capacita' di esserci e non esserci, bilanciando con attenzione e abilita' questo duplice bisogno del figlio.
Un genitore di un adolescente e' quindi chiamato ad essere disponibile al dialogo quando il figlio lo richiede, ed al tempo stesso deve diventare un abile osservatore, perche' molte volte gli adolescenti non sono in grado di esprimere verbalmente loro eventuali disagi psicologici. Molto spesso gli adolescenti (cosi' come i bambini) non sanno ancora tradurre in parole il disagio che avvertono a livello psichico, e lo traducono con "ho mal di testa", "ho mal di pancia", "ho mal di stomaco", oppure, ad esempio, con comportaenti quali un eccessivo controllo del cibo che assumono.
Propongo qui di seguito alcuni semplici consigli, una sorta di vademecum per genitori di ragazzi adolescenti, da poter utilizzare immediatamente nell’educazione dei figli:

  • Stabilire delle regole a seconda delle loro esigenze
  • Parlare in modo chiaro, fare richieste precise, controllare il tono di voce e il modo in cui si comunicano le cose, ripetere più volte chiaramente quello che gli chiediamo di fare
  • Fare seguire i fatti alle parole
  • Non usare la violenza
  • Incentivarli piuttosto che minacciarli con punizioni
  • Non usare la violenza
  • Non premiare, nemmeno involontariamente, i loro comportamenti sbagliati
  • Ascoltarli e accogliere le loro esigenze
  • Parlargli in prima persona
  • Insegnargli ad assumersi le proprie responsabilità
  • Rivolgergli le giuste attenzioni, in modo che non debbano lottare o comportarsi male per ottenerla
  • Attenzione alle negazioni: ci sono i no che aiutano a crescere e i no che tarpano le ali
  • Parlargli in prima persona

Quando un genitore si accorge che qualcosa non va, puo' ricorrere come prima cosa al tentativo di dialogare col proprio figlio, tenendo sempre in mente che non e' solo. Ci sono molti professionisti che possono essere di aiuto all'adolescente e alla sua famiglia a comprendere i segnali di disagio manifestati, a dare loro un significato, e gestirlo.

Genitori: come comportarsi coi figli adolescenti

Durante l’adolescenza i genitori svolgono un ruolo fondamentale nella vita del proprio figlio. Compito dei genitori sarà in primis quello di accogliere i cambiamenti umorali e comportamentali del figlio adolescente, mantenendo da un lato un atteggiamento di comprensione, ma d'altra parte di fermezza. Non si tratta certamente di un compito di facile gestione quello a cui i genitori sono chiamati nella fase adolescanziale di un figlio. Una carta vincente, o perlomeno che può essere di aiuto, è l'utilizzo della comunicazione empatica, quella cioè dove il genitore nel parlare col prorpio figlio, cerca di abbandonare momentaneamente le sue rigide convinzioni, cercando di comprendere a fondo il punto di vista del figlio. Poi certo, ci saranno volte in cui il genitore così facendo scoprirà che tutto sommato il figlio ha un punto di vista condivisibile...così come altre volte avverrà che questo punto di vista proprio non riuscirà a comprenderlo e cercherà di convincere ilfiglio, con la comunicazione ed il ragionamnto, che proprio non può condividerlo. Ma la cosa importante davvero non sarà il risultato finale, ma il processo che vedrà figlio e genitore a disquisire in modo adulto.
Una modalità comportamentale diffusa tra gli adolescenti è l'apatia.
Come scrive Convertini "Accade di frequente che alcuni adolescenti vivano momenti di apatia comportamentale e affettiva: si chiudono in se stessi, parlano poco, si rintanano nella loro stanza e limitano le interazioni anche con il gruppo dei pari (gli amici). Spesso il ragazzo avverte un senso di inadeguatezza, affronta con fatica la realtà di ogni giorno, nutre poco interesse per ciò che gli accade intorno. Escluse cause di matrice psichiatrica, si può ritenere che la responsabilità di un comportamento apatico risieda proprio nel delicato periodo dell’adolescenza. Il ragazzo si sente inadeguato, incapace di agire positivamente, affrontare le difficoltà, anche quelle piccole. Un modo per aiutare un figlio apatico è stabilire un contatto, anche fisico, con lui: un abbraccio stretto, una carezza, un bacio può fargli comprendere più di tante parole quanto il proprio padre o madre lo capisca. Anche usare un modo di parlare calmo e pacato può aiutare, unitamente a parole rassicuranti: “Caro Marco, ti vedo poco sereno e svogliato da un po’di tempo… ti va di parlarne? Potrei capirti se mi racconti anche solo un po’ quello che ti sta succedendo” Il ragazzo deve sentire di poter contare sui propri genitori, ancora di salvezza in un mare in burrasca e pieno di insidie come il periodo adolescenziale."

Come scrisse Kahlil Gibran in una bellissima poesia:

I vostri figli non sono figli vostri...
sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee. Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima,
perché la loro anima abita la casa dell'avvenire
che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo,
ma non pretendere di renderli simili a voi,
perché la vita non torna indietro,
né può fermarsi a ieri.
Voi siete l'arco dal quale,
come frecce vive,
i vostri figli sono lanciati in avanti.
L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell'infinito
e vi tiene tesi con tutto il suo vigore
affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell'Arciere,
poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l'arco che rimane saldo.

Conflitto tra genitori e figli adolescenti: come gestirlo?

Come scrive la pedagogista Sara Convertini "Quando il livello di conflittualità tra genitore e figlio adolescente è molto alto, sarà bene chei genitori imparino a mitigare i sentimenti di collera verso il ragazzo, anche quando quest’ultimo è chiaramente dalla parte del torto. Assumendo un atteggiamento oppositivo, l’adulto non fa che acuire il contrasto con il figlio. Sarà importante attivare uno stesso canale di comunicazione, basato innanzitutto sul rispetto degli stati emotivi del ragazzo. Il conflitto nasce spesso proprio per l’incapacità da parte dell’adulto di mettersi nei panni del figlio. Questo non vuol dire che il conflitto va abolito, anzi. Un sano livello conflittuale è necessario perché sottolinea i ruoli imprescindibili di genitore e figlio. Il genitore deve fornire stabilire alcune regole che siano capisaldi dell’educazione del figlio, tenendo ben presente che spesso il conflitto nasce proprio perchè i principi vengono violati. Appare, però, necessario ribadire le regole con fermezza e mai pretendere una confidenza quasi amichevole con il figlio. Il momento di contrasto serve all’adulto a capire meglio le ragioni del figlio e al figlio a capire quelle dell’adulto".